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Tempo, Binetti e Pacho reinventano la world music

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Diciotto brani innovativi e carichi di atmosfera nell’album del tastierista e del percussionista, celebri soprattutto come session man

«Non correre, non fare tutto di fretta./Fermati, c’è Tempo». Pochi versi di autopresentazione per Tempo, un album particolarissimo del tastierista (definirlo pianista sarebbe davvero riduttivo) Roberto Binetti e del percussionista-polistrumentista Ale Pacho Rossi, pubblicato da Egea Music.

In maniera approssimativa si potrebbe definire world music il genere praticato dai due. È tipicamente world la poetica, musicale e non solo, ispirata alla ricerca di un’autenticità perduta, ricerca che emerge dalle note dei diciotto brani dell’album ed è confermata dalle breve parti recitate che fanno capolino qui e lì a mo’ di interludio tra un brano e l’altro. Inoltre, è world l’idea di fondere le sonorità tipiche del piano, ma anche dei synth, alle percussioni, canoniche e non, ricavate da strumenti di vario tipo, alcuni al limite dell’incredibile.

La copertina di Tempo

Ma la costruzione dei brani forza anche la concezione già espansa e tendenzialmente onnivora della world music in una direzione più jazzata e Tempo risulta solo il prodotto della creatività di due fantasisti dal background enorme e dal curriculum chilometrico, desiderosi di esprimersi in piena libertà.

A proposito di curricula, è il caso di soffermarsi sulla biografia musicale dei due. Roberto Binetti, pianista e improvvisatore dalla marcata matrice jazz, ha lavorato a lungo in televisione, dove ha collaborato coi maestri Peppe Vessicchio, Pippo Caruso e Valeriano Chiaravalle in varie produzioni Rai e Mediaset.

Roberto Binetti

Binetti vanta inoltre una corposa attività da turnista, in studio e dal vivo, con big del pop, non solo italiano, come Gloria Gaynor, Rossana Casale, Alex Baroni e Fausto Leali.

Dal 2005 collabora con il Coro Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus, per cui ha svolto un’intensa attività live in tutta Italia e ha curato la registrazione degli ultimi quattro cd, nei quali ha composto anche brani originali.

Inoltre compone e dirige musiche per il teatro, tra cui si segnala la colonna sonora dell’ultimo spettacolo di Ale & Franz.

Ha esordito come solista nel 2015 col cd Universo Fantasia, pubblicato sempre da Egea Music.

Milanese, classe ’70, Ale Pacho Rossi, studia batteria e percussioni con Candelo Cabezas, Naco, Tiziano Tononi ed Enrico Lucchini. Anche lui vanta un’intensa attività di turnista e session man al fianco di artisti di varia estrazione, tra i quali si segnalano Elio e le Storie Tese, Morgan, Rossana Casale, Karma, Ladri di biciclette, Enzo Jannacci, James Taylor, Jaimoe Johanson, Jenny Sheinman, Nels Cline e Ike Willis.

Ale Pacho Rossi

Ha lavorato in Rai ed è docente di percussioni nella scuola Nam Bovisa.

Torniamo a Tempo, in cui la somma delle esperienze dei due dà vita a un linguaggio variegato, ora pieno ed esplosivo, ora minimale ma sempre ricco.

Ad esempio, è minimale il minuto e mezzo di Costruzione del pensiero, una breve intro di pianoforte, riempita da leggeri tocchi percussivi che si confondono coi rumori di fondo innestati a mo’ di field recording.

Ed è proprio l’effettistica del field recording (in questo caso il cinguettio degli uccelli) a fare da ponte a L’anima suite, un brano bucolico per piano e synth, che confluisce, grazie sempre al ponte acustico del field, in La grande città, un pezzo più dinamico, che si regge su un giro di basso campionato su cui Binetti lancia fraseggi fusion alla Chick Corea.

In Respiro circolare, che attacca dall’accordo con cui chiude La grande città, le percussioni di Pacho innestano una danza di poliritmi sulla linea di basso campionata e i cluster di piano leggermente dissonanti, che si dissolvono in un tema new age a metà brano, intervallato qui e lì da altre dissonanze che sfociano nel rumore conclusivo.

Questo rumore, a sua volta, introduce Il viaggio continua, in cui c’è la prima parte narrata, su una base di vibrafono e pianoforte.

Una rullata di batteria apre la movimentata Nuovi orizzonti, costruita su un arpeggio di piano che sfocia in un crescendo new age. Il tutto in un minuto e mezzo.

Parole vuote è un divertissment recitato con un bel piano jazz a commentare i versi. Un interludio che collega Nuovi orizzonti a Le stanze della mente, che non a caso ne riprende la costruzione armonica, in particolare l’arpeggio di piano. Il tutto, come consuetudine di Binetti, si evolve in un altro suggestivo affresco world tracciato dai synth.

In Visioni magiche di un nuovo mondo suite, le percussioni di Pacho tornano di prepotenza in primo piano e duettano con le tastiere, che si lanciano in altri, efficacissimi flash alla Corea e poi, dopo un arpeggio di piano, aprono al tappeto conclusivo di musica tribale che si sviluppa nei venti secondi della successiva Meridiani.

La calma è un’altra breve composizione minimale per piano e tastiere più qualche inserto di percussioni, che annunciano la successiva Il mio domani, in cui il duo tenta esperimenti cinematici.

Nell’interessantissima Decostruzione del pensiero i due si scatenano in una composizione free piena di poliritmi e controtempi, che si aprono in momenti ariosi e sognanti.

Lo farai è un altro interludio recitato, introdotto da un suggestivo arpeggio di piano marcato dalle percussioni. È adesso è un bel recital di piano su una pulsante linea di basso sintetizzato e percussioni elettroniche.

L’elettronica spadroneggia anche nella sognante Aliante, in cui i poliritmi di Pacho decorano i morbidi tappeti delle tastiere.

Chiude la movimentata La mente libera, un bell’esempio di funky metropolitano con un efficacissimo tema fusion.

I due artisti assieme

Binetti e Pacho hanno definito Tempo un viaggio. Noi, più semplicemente, lo consideriamo un concept costruito con garbo, in cui i brani confluiscono l’uno nell’altro senza forzature, come un’unica trama sonora che avvolge l’ascoltatore dal primo all’ultimo secondo. Sperimentale quel che basta e pieno di citazioni colte ma mai eccessive, Tempo è la colonna sonora di un sogno ad occhi aperti che scorre in molteplici scenari. Serve altro per augurare un buon ascolto?

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale di Roberto Binetti

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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