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Caso Pecorelli, un libro fa il punto a quarant’anni dal delitto

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Roberto Fagiolo rievoca l’inquietante omicidio nel suo “Chi ha ammazzato Pecorelli” e riesamina i tanti misteri che ancora aleggiano sulla morte del direttore di Op

Una celebrazione necrofila, come tutti gli anniversari dei delitti eccellenti (e irrisolti), ma con un pizzico di novità: la riapertura dell’inchiesta giudiziaria, seguita alla raffica di scoop della brava Raffaella Fanelli su estremeconseguenze.it.

Alcune copertine di Op

La vicenda di Mino Pecorelli, ucciso il 20 marzo 1979 a via Orazio nel quartiere Prati di Roma, è di quelle che non troveranno mai pace, sebbene si sia aperto qualche spiraglio verso una soluzione.

O forse no: perché casi come quello del direttore di Op sfidano il pubblico con una serie di domande e di ipotesi inquietanti, che difficilmente possono avere ipotesi e soluzioni coerenti.

Il delitto Pecorelli ricorda un vecchio noir in cui il regista e gli sceneggiatori si divertono a depistare lo spettatore con continui colpi di scena che rinviano a finali alternativi. Di sicuro c’è solo che il giornalista, allora più famigerato che famoso, molto seguito ma quasi di nascosto, utilizzato come fonte preziosa ma mai citato apertamente, è morto in maniera tragica.

L’auto di Pecorelli sulla scena del delitto

Il resto è un enigma che spande le proprie ombre in tutte le direzioni.

Su questo enigma quarantennale cerca di fare il punto Roberto Fagiolo, autore e consulente televisivo per la Rai, con il suo Chi ha ammazzato Pecorelli. Ombre, sospetti e interrogativi su uno dei grandi misteri della Repubblica, uscito per la romana Nutrimenti in concomitanza col terribile anniversario.

Un titolo ambiguo, sospeso tra la domanda e l’affermazione, che non promette risposta alcuna, cosa che tra l’altro non è nelle intenzioni (e nelle possibilità) dell’autore.

La copertina di Chi ha ammazzato Pecorelli

Ma è un titolo funzionale a dipanare alla meno peggio una matassa ingarbugliatissima, piena di narrazioni parallele e di sottintesi inquietanti, con pochi elementi chiari.

Non è chiara, ad esempio, la scena del crimine, come denuncia Fagiolo sin dal primo capitolo, scritto con una tecnica letteraria a dir poco magistrale.

Non si capisce, ad esempio, quali inquirenti intervennero subito sul luogo del delitto, chi diede davvero l’allarme, il modo in cui furono avviate le indagini.

Se non fosse stato per la statura professionale elevata e inquietante della vittima, quello di Pecorelli sarebbe un delitto minore, come lo sono quasi tutti quelli a danno dei giornalisti, liquidati perché troppo ficcanaso o ricattatori. E il direttore di Op fu bersaglio di tutte e due le accuse.

Ma Pecorelli era un’altra cosa: grazie alle sue frequentazioni a dir poco borderline (che spaziavano dai rapporti tumultuosi e alterni con Gelli e coi vertici dei Servizi alle confidenze della magistratura che contava e a certi spiragli privilegiati con elementi dell’eversione, rossa e nera) il giornalista godeva di un flusso di informazioni spaventoso, per mole e qualità.

Roberto Fagiolo

Soprattutto, aveva una grandissima capacità di gestire l’imponente documentazione in suo possesso, ora centellinandola col contagocce, ora sparandola in faccia al pubblico. Sempre con quella scrittura elegantissima e carica di ellissi con cui rendeva digeribili le allusioni più pesanti e lanciava complicatissimi sottotesti ai pochi che avessero occhi per leggerli.

In questi segreti, posseduti e mai del tutto divulgati nell’anno di vita pubblica di Op, trasformatosi da agenzia (sarebbe più corretto dire velinario) di potenti per i potenti in settimanale per pochi ma letto da molti, e capace, a dispetto della povertà di mezzi, di far tremare tanti e incuriosire altrettanti, è la chiave del delitto Pecorelli.

E allora, trasformiamo l’affermazione ambigua in domanda netta: Chi ha ammazzato Pecorelli?

Fagiolo ha molti dubbi, come d’altronde chiunque si sia misurato con la biografia del giornalista. E, a differenza di tanti che hanno seminato certezze inutili e fallaci per solo per propagandare le proprie piste, non li nasconde.

Tutt’altro: li piazza sul tavolo in ordine perfetto, con una narrazione cinematografica piena di flashback e di balzi in avanti, per incoraggiare il lettore a cercare tutti i nessi possibili nella girandola vorticosa di nomi, eventi e intrichi.

Mino Pecorelli

E allora: Chi ha ammazzato Pecorelli? Tutti e nessuno, spiega l’autore. Tutti potevano avere un interesse non leggero ad eliminare il giornalista. Ad esempio, certi vertici della sicurezza, civile e militare dello Stato a cui Op aveva fatto i conti in tasca con implacabile pignoleria. Oppure certi big politici, come Andreotti, che sarebbe diventato quindici anni dopo quel terribile marzo ’79 l’imputato principale del processo con cui gli inquirenti di Perugia hanno tentato di far luce sul delitto, assieme ad altri accusati eccellenti in tutti i settori, dalla magistratura (Claudio Vitalone), alla malavita (Pippo Calò): in pratica tutto un certo gotha del vecchio potere alla sbarra.

Troppa grazia per un semplice giornalista.

Ma queste sono storie già note, che i lettori sanno più o meno a memoria e più o meno nel dettaglio. Di nuovo, nel libro di Fagiolo, c’è solo il racconto, reso in un linguaggio chiaro e fresco e con un ritmo avvincente.

E sarebbe persino inutile pretendere altro: Chi ha ammazzato Pecorelli è il classico libro scritto per cogliere l’anniversario, un tipo di operazioni editoriali a cui tra l’altro Fagiolo non è nuovo, avendo già scritto lo scorso anno, sempre per Nutrimenti, un’interessante Topografia del caso Moro, sempre in tempo per cogliere l’anniversario del delitto eccellente per eccellenza.

Il corpo di Pecorelli riverso nella sua auto

Ci fermiamo qui. E ci limitiamo a consigliere la lettura di quest’ultima fatica del consulente di Sfide e di Rai Storia per la grande capacità di fare il punto sul caso Pecorelli. Non si sa mai che la nuova inchiesta in corso porti a risultati veri, cioè finalmente apprezzabili sia dal punto di vista giudiziario sia da quello di una memoria storica condivisibile. In tal caso, Chi ha ammazzato Pecorelli potrebbe essere un ottimo riassunto per chi desidera riprendere il filo di una vicenda ingarbugliata o una valida introduzione per quelli che ci fanno i conti per la prima volta.

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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