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Coronavirus e moda, tra e commerce e voglia di shopping

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L’online ha preso piede nel pret-a-porter, ma un sondaggio di Assrim rivela: gli italiano fremono dalla voglia di tornare nei negozi

La pandemia ci ha regalato un tormentone che continua a rimbombare: niente sarà più come prima.

Non è, ovviamente, il caso di essere paranoici. Ma vedere le nostre città deserte (su tutte Milano, capitale mondiale della moda e della frenesia, con le saracinesche abbassate) è impressionante. Sapere che una mascherina sarà l’unico accessorio che non ci abbandonerà per chissà quanto, è destabilizzante.

La stessa percezione di instabilità si estende a tutti gli altri settori, tra cui la moda.

La crisi obbliga l’industria a pensare, a prevedere le possibili evoluzioni del post-virus. A trovare nel più breve tempo possibile le strategie giuste per reagire a una crisi mondiale, che ha inghiottito il pianeta.

Giorgio Armani

È molto significativo, al riguardo, l’intervento di Giorgio Armani, eminenza assoluta del ramo: «Non si può pensare solo al profitto. La moda deve rallentare se vuole ripartire. E tornare a essere umana». Così l’illustre stilista in una lettera aperta con cui ha invocato uno stop al fast fashion, che è forse una delle cause principali del declino del sistema moda.

Armani ha ribadito nel suo messaggio la sua fede in un’idea di eleganza senza tempo. A suo giudizio è assurdo che d’inverno vengano esposti capi estivi e d’estate capi invernali. In pratica, un sistema sbagliato diventato mentalità dominante.

Non a caso, lo stilista considera l’attuale crisi questa crisi è «una meravigliosa opportunità per rallentare tutto, per riallineare tutto, per disegnare un orizzonte più autentico e vero».

E ancora: «Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre la possibilità, unica davvero, di aggiustare quello che non va, di togliere il superfluo, di ritrovare una dimensione più umana… Questa è forse la più importante lezione di questa crisi».

Armani non ha mica tutti i torti. E, soprattutto non dice cose nuove: nel lontano 1347, quando la peste mise a soqquadro l’Europa, si innescò, sotto il pungolo del morbo, un’autentica rivoluzione culturale e sociale che toccò radicalmente l’economia inclusa, generando una nuova concezione del benessere.

Infatti, ci fu un aumento dei consumi nel settore del lusso che comportò una maggiore domanda di prodotti e stimolò nuovi stili e nuove mode. Si passò dalla visione pauperista dell’epoca immediatamente precedente, secondo cui il corpo andava solo coperto, a un ripensamento della figura umana, come fonte di bellezza e soggetto di abbellimenti. Dalla crisi venne la rinascita.

Anche il Covid-19 ha cambiato il nostro modus vivendi. Si pensi al mondo dell’e-commerce che ha raggiunto picchi di utenza mai registrati prima anche nel mondo della moda: certo non parliamo di outfit da red carpet, ma di un pret-a-porter finito e che riduce i tempi di produzione sebbene ci sia ancora tanto da migliorare nelle consegne, visto che il 34% dei consumatori ha lamentato l’eccessiva lunghezza dei tempi.

E, a proposito di rinascite potenziali, Assrim (l’associazione che riunisce le principali aziende specializzate in ricerche di mercato e sondaggi) dimostra che gli italiani non vedono l’ora di riprendere a fare shopping nei negozi fisici.

Dai dati raccolti, emergono fattori interessanti: il 45% dei consumatori italiani in questo periodo sta acquistando abbigliamento, accessori e calzature per necessità, solo il 17% lo fa per svago. Al contempo, però, un italiano su tre sta rimandando gli acquisti per poter riprendere a fare shopping nei negozi fisici. Il 40% del campione privilegerà i prodotti italiani per sostenere l’economia nazionale. Il 38% riporrà un’attenzione particolare invece a saldi e promozioni.

Insomma, in tempi di Coronavirus il settore del fashion è stato costretto a cambiare in modo drastico.

Chi poteva immaginare di sponsorizzare una propria collezione in video chat? Jacquemus, ad esempio, lo ha fatto allestendo uno shooting fotografico in video chat per la collezione Primavera-Estate 2020, con la modella che non si è affidata a stylist, truccatori o parrucchieri, ma ha semplicemente indossato capi e accessori della nuova linea ricevuti a casa dalla maison, posando in una stanza vuota e avviando un collegamento video con l’artista.

In quanti seguiranno questo approccio fai da te per le prossime campagne pubblicitarie? Non mancherà l’occasione di scoprirlo.

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