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Concorso Dsga, i facenti funzioni provano a bacchettarci

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Ci scrive Diego Milan, del Movimento nazionale “facenti funzioni”: quel che scrivete non risponde alla realtà. Segue la nostra replica

Leggendo quanto avete pubblicato nell’articolo Concorso Dsga, i retroscena che hanno generato il caos vi segnalo che quanto scritto non risponde alla realtà normativo-giuridica.

Voi, scrivete quanto segue: «Secondo la concorde giurisprudenza del Consiglio di Stato – a cui si sono adeguati diversi Tar a partire da quello del Lazio – e della Corte costituzionale i dirigenti possono essere reclutati solo con un concorso esterno. Tale non potrebbe essere (o lo sarebbe difficilmente e per vie molto traverse) quello riservato ai facenti funzioni, che sono già personale interno dell’amministrazione scolastica. Se passasse, questo concorso sarebbe una verticalizzazione sotto mentite spoglie ormai inammissibile per legge».

Al riguardo, facciamo notare che il direttore s.g.a. non è un dirigente ma un funzionario, quindi quanto scritto non si applica ai funzionari.

Inoltre, i dirigenti scolastici sono reclutati solamente da procedura concorsuale interna; quindi sono procedure contra legem?

Avete scritto ancora: «Per ricoprire il ruolo di Dsga, che è dirigenziale e non esecutivo, occorrono requisiti ben precisi, fissati dalla contrattazione collettiva (e quindi dagli stessi sindacati che vi hanno partecipato) e dalla normativa: la laurea vecchio ordinamento o magistrale in Giurisprudenza, Economia e commercio, Scienze politiche, Scienze dell’amministrazione o equipollenti».

Nel Comparto Scuola chi ne disciplina l’applicazione è il Ccnl (vedasi Tabella B del Ccnl 2006/09) e per quanto riguarda il titolo di studio, nello stesso CCNL, è espressamente previsto che ci sia la possibilità di progressione di carriera per tutti i lavoratori, puntando alla professionalità e non limitando la progressione esclusivamente al titolo di studio di accesso al profilo.

Art 48 mobilità professionale del personale ata

 I passaggi interni al sistema di classificazione di cui all’art.46 possono avvenire:

A) TRA LE AREE con le seguenti procedure:

a) I passaggi del personale A.T.A. da un’area inferiore all’area immediatamente superiore avvengono mediante procedure selettive, previa frequenza di apposito corso organizzato dall’amministrazione, le cui modalità saranno definite con la contrattazione integrativa nazionale, comunque nel rispetto di quanto sancito dalla Corte Costituzionale con sentenze n. 1/99 e n.194/2002.

b) Alle predette procedure selettive, collegate alla formazione, è consentita la partecipazione anche del personale privo dei titoli di studio previsti per il profilo professionale di destinazione – fatti salvi i titoli abilitativi previsti da norme di legge – purché in possesso del titolo di studio stabilito dall’allegata tabella B per l’accesso al profilo di appartenenza o comunque del titolo che ha dato accesso al medesimo profilo, e fatto salvo, comunque, il possesso di un’anzianità di almeno cinque anni di servizio effettivo nel profilo di appartenenza.

Come nel Ccnl, anche per l’ordinario il legislatore ha previsto la deroga al titolo di accesso al concorso, con Legge di Bilancio 2018.

Saluti

Diego Milan

Egregio Milan,

mi scuso con Lei e con i facenti funzione che Lei rappresenta per essermi permesso alcuni ritocchi minimi (solo grafici e lessicali, come può ben notare) alla Sua missiva: li ho apportati per rendere un po’ meno indigeribile ai lettori il burocratese in cui l’ha redatta.

Pubblico ben volentieri, in ossequio alla normativa sulla stampa, e mi limito ad alcune controdeduzioni.

La prima: per cortesia, non giochiamo con le parole. Il Dsga non è dirigente ma funzionario. Su questo concordo con Lei. Tuttavia, le sue mansioni, sono dirigenziali in senso pieno. Non a caso, come Le risulterà senz’altro dall’esperienza personale, questa figura ha un proprio potere di firma, che a volte è autonomo rispetto a quello del dirigente. E, quando è esercitato in piena autonomia, può essere fonte di responsabilità personale.

Ancora: la tipizzazione dirigenziale delle funzioni risulta pure dalla dizione del contratto collettivo, che conferisce poteri di tipo dirigenziale e richiede come requisito le lauree specifiche indicate anche nel bando. Il legislatore (ma anche i sindacati che hanno partecipato alla contrattazione collettiva) è stato “classista”? No. Più semplicemente, ha chiesto titoli da cui si potesse presumere una competenza specifica per attività delicate come quelle del Dsga. Il che è nel caso dei laureati in materie giuridiche ed economiche e molto meno in quello dei diplomati.

Inoltre, non facciamo paragoni che non c’entrano nulla, come ha invece fatto Lei invocando il concorso per dirigenti scolastici: l’essere docenti è un requisito richiesto dal legislatore. Come, per capirci, lo è essere cardiologo per diventare dirigente di un’unità di Cardiologia o l’essere avvocato per diventare avvocato di un ente. Ma non esistono, almeno a quel che so, dirigenti facenti funzioni che invochino la stabilizzazione.

Seconda controdeduzione: oltre alla giurisprudenza amministrativa, che ha dato bastonate significative alla prassi della verticalizzazione, esiste anche un preciso orientamento della giurisprudenza del lavoro nettamente contraria ai concorsi “interni”. Si tratta solo di compulsarla. Quindi, di fronte alla direzione univoca della giurisprudenza, siamo davvero sicuri che la contrattazione collettiva delle scuole potrà reggere a lungo? O possiamo invece far finta a lungo che l’amministrazione scolastica sia quasi extraterritoriale?

Ha invece centrato il punto quando dice che il legislatore ha previsto la deroga. Ma ciò dovrebbe bastarvi o no? Non è colpa di nessuno se, nonostante la riserva e nonostante la parificazione, molti di voi non hanno superato le preselettive.

La verità è che di fronte ai concorsi non esistono (com’è giusto che sia) diritti a vincere, ma solo diritti a partecipare, anche in posizione privilegiata, il che per voi è stato.

Tuttavia, il punto vero è un altro: io, Lei, tutti i facenti funzioni e i candidati non siamo magistrati. Quindi possiamo scervellarci quanto ci pare a proporre norme, sentenze e dottrine.

Per questo motivo, mi permetto di chiedere a Lei e ai suo colleghi: visto che siete così sicuri delle vostre ragioni, perché non avete fatto ricorso? Andare in piazza e minacciare scioperi è facile, Ma i diritti veri sono attribuiti dalle leggi e dalle sentenze. E allora, perché non ottenerne una a vostro favore? Certo, è più difficile stare in Aula che gridare slogan o sfogarsi sui social. Però è più sicuro. Quando si ha ragione davvero, s’intende.

Voglia gradire i miei saluti e gli auguri per le Festività alle porte

Saverio Paletta

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