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Pd Calabria: prove tecniche di inciuci provinciali

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Le elezioni interne si terranno a ottobre e saranno un test importante per Oliverio. Si prevede il recupero di Guccione

A due anni delle prossime regionali, il Pd calabrese fa il tagliando. A ottobre, infatti, a quanto risulta da una circolare emessa dalla direzione nazionale del partito a fine luglio, si dovrebbero svolgere le elezioni interne per il rinnovo delle segreterie provinciali.

Sulla data specifica ancora persistono dubbi, ma c’è un dato certo: il termine ultimo per la presentazione delle candidature, fissato il due ottobre.

C’è quindi un mese di tempo prima di entrare nel vivo dei giochi.

Gli addetti ai lavori e gli appassionati osservatori conoscono a menadito una caratteristica strutturale del centrosinistra calabrese: l’egemonia della provincia di Cosenza sul resto della regione e l’egemonia di Cosenza sulla sua provincia.

Questo equilibrio, a cui non sempre ha corrisposto una distribuzione della leadership (si pensi all’era della giunta regionale guidata da Agazio Loiero), caratterizza tuttora il Pd che nel 2014 ha portato Mario Oliverio alla guida della Regione. E proprio sul tentativo di ripetere questa egemonia, che di recente si è un po’ appannata, si basano i giochi politici imbastiti dalle varie componenti del partito in vista dei prossimi confronti interni.

È necessario, a questo punto, rispondere a una domanda banale: su cosa si basa la leadership di Oliverio? Di sicuro sul ruolo forte di padrone di casa nella cittadella regionale. Ma questo ruolo è il prodotto di un triumvirato cosentino, composto, oltre che dal presidente della Regione, da Nicola Adamo, ex vicepresidente ed assessore della giunta Loiero e uomo fortissimo del Pd, e da Carlo Guccione, consigliere regionale di lungo corso ed ex candidato sindaco nelle ultime amministrative.

Questo triumvirato è monco dall’estate del 2015, quando Guccione, defenestrato dalla prima giunta Oliverio, iniziò il classico percorso verso l’opposizione interna, interpretata col consueto, prudente crescendo tipico di chi ha tanti voti. Voti che in sé sono una valida arma di ricatto, ma diventano un ingombro quando si alza troppo la voce.

Il crac del triumvirato ha rivelato i suoi effetti nelle ultime amministrative di Cosenza, dove Mario Occhiuto, sfiduciato pochi mesi prima dopo aver perso la propria maggioranza di centrodestra, ha vinto al primo turno con una maggioranza bulgara, grazie anche alla frantumazione del centrosinistra e del Pd in particolare.

Detto, altrimenti: i tentativi di sedare le frizioni tra il duo AdamoOliverio e Guccione non erano andati a buon fine. O non del tutto. Fatto sta che proprio questo squilibrio ha appannato non poco la segreteria di Luigi Guglielmelli, eletto a inizio 2014 grazie all’apporto più che determinante del triumvirato.

Si pone ora il problema delle prossime provinciali del Pd, sulle quali si chiacchiera assai e si sa poco.

Si sa, ad esempio, della frequentazione assidua di Guccione del gruppo dei lametini, costituito dai dissidenti nei confronti di Oliverio (e quindi, ma non necessariamente, di Adamo) che, appunto, si riuniscono a Lamezia, teatro a suo tempo di infocate segreterie regionali.

Questo tavolo particolare, attivo da mesi (per dirla nel gergo sindacalpolitichese), ha dei commensali di tutto rispetto: l’ex capogruppo regionale Sandro Principe, già uomo forte di Rende, la città modello attaccata a Cosenza, l’ex sindaco di Crotone Peppino Vallone, il consigliere regionale Francesco Sulla, l’ex consigliere regionale Mario Franchino e Demetrio Naccari Carlizzi, anche lui ex consigliere regionale.

Questi commensali hanno in comune una cosa: tutti hanno perso ruoli o quote di potere e, alcuni di loro si candidano a diventare ex eccellenti.

Domanda: cosa ci fa Guccione, che invece ha ancora una bella massa di voti e un ruolo forte, abbastanza da dar fastidio, a questo tavolo, dove la cucina sarà pure ottima ma non così abbondante da soddisfare le ambizioni di chi ragiona in termini di potere?

Si rifletta su una cosa: Guccione è stato nel 2014 il consigliere regionale più votato in assoluto, mentre Principe, a dispetto dell’importante tradizione politica alle spalle e della consistente mole di voti, non è stato neppure candidato. Siamo sicuri che questi due esponenti abbiano per davvero interessi in comune? E ciò può valere per ciascun commensale nei riguardi del proprio vicino di tavola e di Guccione.

Quest’ultimo, presente più volte in consiglio regionale e poi bruciatosi nel ruolo di ripiego di aspirante sindaco del Pd, coverebbe un’altra ambizione. Infatti, i maligni, che coincidono coi bene informati, sussurrano che il big cosentino (tale in tutti i sensi, mole inclusa…) stia accarezzando l’idea di una candidatura in Senato.

A questo punto, è spontanea una domanda: il tavolo lametino è abbastanza forte da perorare questa causa?

Questa forza, semmai l’avrebbe, al momento, il resto del triumvirato, che ha un interesse convergente con quello di Guccione: la ricandidatura di Enza Bruno Bossio, combattiva deputata cosentina e moglie di Nicola Adamo, alla Camera.

I presupposti per ricostruire la quadra, anzi il triangolo, ci sono tutti.

Non a caso, Guccione non avrebbe ancora preso una posizione precisa in vista delle prossime provinciali interne del Pd. A sentire i pochi pettegolezzi filtrati sulla stampa, il corpulento consigliere regionale sarebbe stato, in prima battuta, propenso a correre attraverso un uomo di fiducia più che stretta: Giuseppe Mazzuca, figura storica importante della sinistra cosentina e già consigliere comunale con ruoli di primo piano. L’ipotesi Mazzuca, tuttavia, sarebbe rientrata: al posto suo, sempre per conto di Guccione, potrebbe correre Giuseppe Terranova, segretario di circolo e consigliere comunale di Fagnano Castello.

Un’esitazione? O la necessità di prendere tempo? Difficile dirlo, visto che si ragiona su scenari in perenne mutamento. Tuttavia, una cosa è certa: con Oliverio e Adamo, Guccione respira aria di casa. I tre, infatti, hanno in comune un lungo percorso politico iniziato nelle file del vecchio Pci. Il che significa avere in comune passioni, modi di pensare e tic. E nel Pd si fa pace con la stessa facilità con cui, fino a pochi minuti prima, si litigava.

E pazienza per certi tavoli in cui, s’è detto, si mangia bene ma non abbastanza.

 

 

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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