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Dal cyberspazio i nuovi pericoli delle guerre asimmetriche 2.0

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Umberto Gori al Master in Intelligence dell’Università della Calabria: «Gli integralisti islamici? Finiamola di considerarli terroristi, sono soldati in guerra contro di noi»

Ottantasei anni (diconsi ottantasei) e non sentirli. Al punto di poter imbastire con una lucidità, oggi insospettabile in studiosi e intellettuali più giovani, una lectio magistralis ad ampio raggio, in cui i fondamentali di quella complessa disciplina a tratti di confine che sono le Relazioni internazionali con gli spunti più avanzati di temi come la cyber warfare e la cyber security, anch’essi altrettanto off per tantissimi accademici.

Umberto Gori, professore emerito, appunto, di Relazioni internazionali presso l’Università di Firenze, è intervenuto al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.

Non è per niente facile riassumere (a meno che non si voglia far retorica) cinque ore di intervento su argomenti che toccano tutto lo scibile politico e non solo. È possibile, tuttavia, evidenziare i punti salienti trattati dal prof con quel pizzico di politically uncorrectness che non guasta mai negli studiosi che hanno una seria impostazione realista: «Parliamo di scienza e la scienza si basa sui fatti», ha dichiarato infatti Gori durante la sua articolatissima lezione.

E che dice la scienza, in questo delicatissimo settore?

Il professor Gori parte dai capisaldi degli studi strategici e della geopolitica per arrivare a una soluzione – si passi il termine – cyberpunk, che risulta un’acuta descrizione della realtà attuale. Ed ecco che alle tradizionali dimensioni in cui si svolgono la competizione e la lotta tra soggetti politici – lo spazio terrestre, quello marittimo, quello aereo e quello extraplanetario – se ne è aggiunta una quinta: il cyberspazio, che rimescola le carte e disegna nuovi rapporti di forza.

Il cyberspazio che obbliga i tradizionali soggetti politici a riconsiderare i problemi di sicurezza, perché la rete, immateriale ma invasiva, relativizza il ruolo degli Stati, che hanno perso il monopolio della politica.

Per realizzare la dimensione post statuale prevista da Carl Schmitt non servono i grandi spazi né le piccole patrie, bastano un server e un terminale, che oggi può essere più piccolo di uno smartphone.

Nel web tutti possono essere sotto attacco, dal semplice cittadino (al riguardo Gori fa l’esempio inquietante dell’internet delle cose, in cui un semplice frigorifero collegato al web può diventare una minaccia) alle grandi organizzazioni.

E la guerra? Diventa più asimmetrica che mai. Asimmetrica e svantaggiosa per i più forti, che sulla carta sono ancora gli apparati militari degli Stati.

Già, spiega il prof: «Se un software di poche centinaia di euro può essere un’arma letale al pari di un F-35, i concetti di forza cambiano radicalmente», tanto più che le spese per la difesa dagli attacchi informatici risultano sempre maggiori rispetto a quelle che deve sostenere chi attacca. E le vicende dell’attacco israeliano alla centrale nucleare iraniana e dell’attacco subito dall’Estonia sono più che eloquenti.

L’hi tech favorisce l’asimmetria dei conflitti e stuzzica l’iniziativa dei terroristi, i combattenti più asimmetrici che esistano. Di più: asimmetrici quasi per definizione.

Anche l’evoluzione del terrorismo rientra in questo quadro. Spiega ancora Gori: «Siamo passati dal terrorista tellurico, legato a specifiche situazioni ambientali (la Palestina, la questione basca o quella irlandese) al terrorista atellurico, che persegue progetti politici non legati a specifiche vicende, come nel caso del Califfato vagheggiato dall’Isis».

Ma la fantasia sanguinaria del terrorismo islamico induce a un’altra riflessione suggestiva su come determinate linee politiche, concepite e propagandate in rete possano materializzarsi. E gli Stati cosa fanno?

Soprattutto, l’Italia cosa fa? «Ci siamo attrezzati tardi, ma per fortuna ci stiamo allineando alle nuove politiche della sicurezza», attraverso la recezione della direttiva Nis dell’Unione Europea e l’istituzione del Nucleo per la sicurezza cibernetica, posto alle dirette dipendenze del Dis e guidato dal superesperto informatico Roberto Baldoni.

Ma esistono ricette per reagire agli attacchi informatici o prevenirli? Gori ne elenca alcune: si va dalla soluzione estrema scelta dalla Russia, che è tornata al cartaceo per trasmettere le informazioni riservate (una sorta di uscita dal digitale) alla resilienza, che è una capacità di adattamento e di recupero.

Sul terrorismo, dentro e fuori la rete, il prof è chiaro fino alla durezza: «Dobbiamo smetterla di considerarli terroristi, iniziamo a considerarli soldati e a trattarli come tali: questa è una guerra che non possiamo affrontare con misure di polizia, altrimenti la perderemo». Già: dobbiamo combatterla, una volta che ce l’hanno dichiarata e l’hanno iniziata, perché forse i modi di affrontarla sono cambiati, ma la guerra resta ancora quella che ci hanno raccontato Sun-Tzu e von Clausewitz. Non è un pranzo di gala.

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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