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I reduci di Gaeta prigionieri a Capri

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All’epoca non era l’odierna località turistica ricchissima, ma uno scoglio poverissimo, i cui abitanti vivevano di agricoltura e pesca d’alto mare. L’arrivo dei “capitolati” borbonici mise in crisi il Comune isolano, che dovette sobbarcarsi gli oneri finanziari non proprio leggeri del mantenimento della truppa. Un affresco storico importante da un documento dell’Archivio di Stato di Napoli

Il 17 febbraio 1861 giunsero nell’isola di Capri, come prigionieri di guerra, 280 ufficiali e «2000 uomini di truppa svariata» dell’esercito di Francesco II di Borbone, reduci dall’assedio di Gaeta.  A costoro si aggiungevano i «soldati piemontesi» che fungevano da guardie carcerarie. L’afflusso repentino di questa massa imponente di uomini determinò il sorgere di gravi problemi logistici e di approvvigionamento.

Francesco II di Borbone

L’isola azzurra, nel 1861, era letteralmente un altro mondo rispetto alla località che conosciamo oggi, ricca, opulenta, straripante di turisti provenienti da tutto il pianeta, in ogni stagione dell’anno. La Capri di allora, invece, era uno scoglio poverissimo, addirittura miserabile, i cui abitanti si dedicavano a una stentata agricoltura su terreni per la maggior parte sassosi, oppure alla rischiosa pesca d’alto mare.

L’arrivo dei capitolati di Gaeta rappresentò, quindi, una vera e propria catastrofe per le magrissime casse municipali capresi. Le preoccupazioni della comunità locale emergono nel carteggio fra il sindaco dell’epoca, Filippo Trama, l’intendente di Castellammare Gaetano de Roberto, il «Governatore [ossia il prefetto] della Provincia di Napoli» e il Dicastero dell’Interno e Polizia delle Province Napoletane.

La battaglia del Volturno

La relativa documentazione è rintracciabile presso l’Archivio di Stato di Napoli, precisamente nel fondo Prefettura, Archivio amministrativo, busta 318.

Il fascicolo contenente il materiale sui soldati borbonici provenienti da Gaeta è racchiuso in una camicia recante l’intestazione Intendenza della Provincia di Napoli. L’Intendenza, infatti, era l’istituto che in età preunitaria svolgeva una parte delle funzioni poi ereditate dalle prefetture. Queste ultime vennero create con regio decreto del 9 ottobre 1861, n. 250; a esse, con regio decreto n. 251 della stessa data, furono delegate nuove attribuzioni fino ad allora esercitate dal Ministero degli affari interni. Nel periodo luogotenenziale (6 novembre 1860 – 9 ottobre 1861) in cui ricadono le date del carteggio qui esaminato, le sedici province del Mezzogiorno – quindici della circoscrizione borbonica con l’aggiunta di Benevento, tolta allo Stato Pontificio – furono rette da governatori, coadiuvati da un segretario generale e da un consiglio di governo.

Il sindaco di Capri, dunque, si rivolge proprio al governatore della Provincia di Napoli allorché, il 20 febbraio 1861, sollecita l’invio di quattro buoi e di scorte di riso per la massa dei soldati prigionieri di guerra; domanda inoltre con urgenza di ricevere ulteriori scorte di gallette e grasso, dal momento che quelle disponibili sull’isola sarebbero bastate per soli tre giorni.

Militari borbonici assieme ai propri cappellani

Il 26 febbraio successivo l’intendente di Castellammare scrive anch’egli al governatore della Provincia di Napoli: gli trasmette un rapporto del sindaco, il quale si dice allarmato a causa dell’ordine, indirizzato al Comando di Capri dalla Piazza di Napoli, di caricare integralmente sulle modestissime casse comunali il costo dell’alloggio degli ufficiali del disciolto esercito borbonico. Se così si facesse, prosegue lo scrivente, il municipio isolano resterebbe gravato da un esborso di svariate centinaia di ducati, «per rivalere coloro che a primo ingresso procuraronsi albergo volontario a proprie spese, e per sostenere simili esiti sino al tempo di loro permanenza, ascendendo essi a 280 de’ quali appena 60 circa spediti in Anacapri». Il sindaco, pertanto, dichiara di trovarsi in una posizione di terribile imbarazzo, «gli abitanti così per le meschinissime loro facoltà, come per il limitatissimo numero delle case non potendo, né dovendo alloggiare che soli 40 ufficiali di ogni grado nel solo periodo di giorni quindici, giusta l’articolo 1064 dell’ordinanza di Piazza».

Un reparto di cavalleria napoletana

L’accorata protesta di Filippo Trama viene inoltrata il 28 febbraio dal governatore della Provincia di Napoli al consigliere di Luogotenenza del Dicastero dell’Interno. Il primo marzo l’intendente di Castellammare  indirizza a sua volta al governatore una pressantissima comunicazione in cui viene trascritta un’altra rimostranza del sindaco caprese, pervenuta allo scrivente il giorno prima:  «Tra le sventure cui oggi giace questa popolazione, non è minore quella del disastro, che sperimentasi ne’ fondi Rurali, tutto dì spogliati di pali, e di quanto è suscettibile per abitare la Truppa de’ Prigionieri di Gaeta a cuocersi la razione, che senza prest pecuniario, riceve cruda, e senza legna. Assordato da’ lamenti de’ Padroni de’ fondi da’ quali la truppa anzidetta strappa quanto può, son costretto anche su di questo argomento interporre la efficace di Lei cooperazione, onde diansi quei provvedimenti, che la imperiosa circostanza esigge [sic], e reclama».

La situazione si normalizza qualche settimana più tardi, dopo il trasferimento dei prigionieri. Il 12 maggio 1861 il Decurionato di Capri formula la proposta – poi approvata dal Dicastero dell’Interno e Polizia – di prelevare dal residuo di cassa disponibile del 1860 la somma di ducati 146.74, corrispondente alla spesa «per la fornitura della paglia a terra ad alcuni soldati prigionieri di Gaeta inviati in quel Comune, e per gli alloggi in locanda ad alcuni Uffiziali della stessa truppa che non trovarono capienza nelle case dei privati». All’interno della deliberazione decurionale si specifica che gli esiti, ovvero le uscite delle casse comunali per i capitolati di Gaeta, ammontavano in totale a ducati 231.93, e che solo i suddetti ducati 146.74 si sarebbero dovuti considerare a totale carico del Municipio, mentre «del dippiù deve il Comune medesimo esserne rivaluto dal Ramo di Guerra». La resta di cassa da cui attingere per far fronte al costo per la paglia e gli alloggi, inoltre, sarebbe stata ottenuta dai seguenti articoli di spesa:

34. Per soldo non pagato al secondo Maestro di scuola, esonerato: 25.00

36. Idem al Professore Condottato: 90.00

37. Idem al Farmacista, che vaca: 49.17

47. Idem per la di lui casa: 12.00

50. Per un meno pagato sul contributo fondiario: 5.15

52. Per interessi correnti, meno pagati a’ Signori Morcaldi: 15.12

54. Per meno pagato per le Feste Civili: 9.14

58. Idem sul mantenimento de’ Detenuti: 21.60

59. Per meno erogato su il Fondo di Strade:  26.74

60. Idem per riatto della strada lo Pizzo: 114.00

72. Per un meno pagato per la Posta Interna: 2.00

77. Idem sulle spese di Liti: 29.23

79. Idem sulle spese di libri alle Scuole Primarie: 6.00

81. Per le opere pubbliche provinciali: articolo che per equivoco è duplicatamente segnato nello stato; mentre sotto il proprio articolo 57 figura per eguale somma soddisfatta come di dritto: 8.76

82. Per un meno pagato sull’aumentato Fondo d’imprevisti: 26.06

439.97

I suddetti ducati 146.74 erano stati così erogati:

Per importo della paglia di giacenza della Truppa: 103.84

Per indennità degli alloggi in locande, somministrati a taluni Uffiziali Superiori, essendosi per i Subalterni esauriti tutt’i locali degli abitanti, atteso lo eccessivo numero di detti Uffiziali in circa 200 pel solo Capri: Totali ducati centoquarantasei, e grana settantaquattro: 146.74

I resoconti contabili ci restituiscono anche il numero dei soldati di truppa alloggiati nel Comune di Capri, divisi per corpo militare, nonché l’ammontare del quantitativo della paglia per ciascun corpo. Il seguente prospetto originale, tuttavia, contiene delle incongruenze nel calcolo dei totali degli individui e delle cantaia di paglia a essi erogate:

Piazza di Capri

Dimostrazione della paglia somministrata a sotto seguenti Corpi

DettagliTruppa
Paglia
Corpo del Genio
Sala d’armi ed Armieri di Artiglieria
Reggimento Re Artiglieria
Tiragliatori della Guardia
Gendarmeria Reale
Riserva
1° di Linea
3° di Linea
5° di Linea
Battaglione Estero
3° Battaglione Cacciatori
24
38
761
139
17
77
15
31
9
16
71
2,40
3,80
76,10
13,90
1,70
2,70 [sic]
1,50
3,10
0,90
1,60
2,10 [sic]
Totale1298 [sic]129,80 [sic]

Come si può notare, il totale dei militari appartenenti ai diversi corpi – pur non volendo tener conto delle oscillazioni dovute, forse, a errori materiali di calcolo, e pur sommando questo totale con quello degli ufficiali, ovvero 280 – rimane ben lontano dalla cifra di 3000 individui riferita dal sindaco Trama nel suo telegramma del 20 febbraio, ma anche da quella di «2000 uomini di truppa svariata» dal medesimo inserita nel rapporto del 25 febbraio 1861 inviato all’intendente di Castellammare. Tale discrepanza, se non causata da un ulteriore errore di computo, può forse spiegarsi con il trasferimento di una parte della truppa nel Comune di Anacapri, così come era avvenuto per 60 dei 280 graduati giunti nell’isola.

La documentazione del fondo Prefettura ci restituisce anche un Notamento di spese erogate per alloggi somministrati a taluni degli Uffiziali Superiori Prigionieri di Gaeta venuti in quest’Isola il giorno 17 febbraio 1861, compreso il Commissario ordinatore signor de Filippis, il suo Segretario, e l’Uffiziale Pagatore. Veniamo così a conoscere anche i nominativi di quanti erano stati risarciti per aver alloggiato gli ufficiali dell’ex esercito borbonico; la spesa complessiva, a carico del Comune di Capri, ascendeva – come si è già detto – a 42 ducati e 90 grana.

Dal 17 febbraio al 9 marzo 1861 il locandiere Adam Ross aveva ospitato 61 ufficiali superiori, per un totale di 24 ducati e 40 grana di indennità, più trenta grana «per un tubo di cristallo sotto ad un candeliere del Commissario de Filippis»; nello stesso periodo Michele Pagano aveva accolto 13 ufficiali superiori e 59 subalterni, per complessivi 15 ducati e 70 grana; a Giuseppe Bourgeois era toccato un solo ufficiale per tre giorni, corrispondenti a 75 grana d’indennità; dodici carlini e cinque grana, invece, era la somma dovuta all’analfabeta Vittoria Mazzola, la quale aveva accolto un ufficiale per cinque giorni continui; 50 grana, infine, erano toccati a Vincenzo Catuogno, «per alloggio in un solo giorno somministrato a due Uffiziali Prigionieri di Gaeta».

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