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Estradizione, gli abitanti di Hong Kong dicono no alla Cina

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Dopo l’ennesima rivolta di piazza il parlamento dell’ex colonia britannica rinvia la discussione del disegno di legge

Uno stop all’assimilazione di Hong Kong al sistema cinese in seguito alle proteste inscenate da migliaia di persone nelle strade vicine al parlamentino dell’ex colonia britannica.

Oggetto delle proteste, la normativa sulle estradizioni in Cina, che secondo gli attivisti pro-democrazia eroderebbe l’autonomia dell’ex territorio britannico e metterebbe in discussione lo schema politico basato sul concetto un Paese, due sistemi finora adottato da Pechino.

La protesta è esplosa in seguito all’annuncio di Andrew Leung, presidente del Legislative Council, il quale ha stabilito ieri che il 20 giugno si dovranno tenere le votazioni finali sulle estradizioni.

Secondo gli osservatori, questa protesta, iniziata domenica con l’adesione di oltre un milione di persone, è la manifestazione più imponente dai tempi del ritorno di Hong Kong alla madrepatria. Si sono verificati molti tafferugli e la folla è venuta a contatto più volte con le forze di polizia, che ha fatto ricorso agli idranti e agli spray al peperoncino per disperdere i manifestanti.

I quali, al momento, sembrano aver ottenuto un risultato minimo: il rinvio dell’esame della proposta di legge.

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